giovedì 19 marzo 2009

Visioni stereoscopiche

L'anno scorso al SatExpo si era acceso il dibattito tra maestri della pellicola e pionieri dell'uso del digitale nel cinema, sono bastati 12 mesi per far apparire quasi obsoleto il problema, portando alla ribalta un terzo incomodo destinato a spostare la battaglia interamente nel campo del digitale: la stereoscopia, nota ai più come "cinema 3D".
Se ne è discusso oggi al SatExpo (Roma, 19-21 Marzo 2009) durante il convegno "Eventi live via satellite 3D-HD stereo al cinema e in TV" organizzata dal 3D Stereoscopic Group (che unisce EUTELSAT, OPENSKY, DBW Communication).

Di per sé il cinema 3D non è una novità, in qualche modo la sua evoluzione ha attraversato tutto il XX secolo, ma solo ora sembra aver raggiunto un livello di maturità e qualità sufficiente per potersi davvero affermare. Attualmente molti registi americani, tra cui Steven Spielberg e Peter Jackson, stanno girando film in 3D e il numero delle sale cinematografiche in grado di utilizzare questa tecnologia è in rapida crescita anche in Italia. D'altronde, se girare un film in 3D comporta un aumento dei costi di produzione dal 10 al 30% (a seconda dell'impiego di CG nel film), lo sforzo maggiore sembra essere ripagato al botteghino, dicono i responsabili di 3DSG: "Viaggio al Centro della Terra" ha incassato il doppio dove è stato proiettato in 3D.


La tecnologia sembra aver risolto i problemi psicofisici indotti nello spettatore (nausea, mal di testa) che finora avevano frenato lo sviluppo del 3D, ma cosa significa realizzare un film stereoscopico? Si tratta di ripensare la sceneggiatura, la regia, la fotografia e la post-produzione in funzione di una percezione dello spazio totalmente differente. Se avrete modo di passare al SatExpo nei prossimi giorni potrete toccare con mano la complessità del problema. Ecco una foto che mostra uno dei sistemi di ripresa utilizzati (composto di due Sony XDCAM EX-3).


In sintesi il processo è questo: l'operatore (o meglio lo "stereografo") deve settare le due videocamere in modo che forniscano un'immagine identica (per quanto riguarda bilanciamento del bianco, esposizione, messa a fuoco, ecc...) e quindi deve decidere quale profondità dare alla scena, modificando l'angolo tra gli assi delle videocamere stesse. In questo modo farà apparire gli oggetti davanti o dietro il piano dello schermo di proiezione. Non è un procedimento proprio semplice, ma promette risultati rivoluzionari.