domenica 20 novembre 2005

Filmmaking in Italia: gioie o dolori?

"Il cinema ha solo 100 anni di vita, le altre arti ne hanno anche 5000. Il cinema è nuovo, ha bisogno di vie nuove da inventare. Non invochiamo assistenzialismo, ma inventiamoci cosa dev'essere la bottega del cinema indipendente italiano". Con queste parole di Carla Tatò, attrice e video-performer, si è chiusa ieri la tavola rotonda dal titolo "Filmmaking in Italia: gioie o dolori?", all'interno della tappa romana del Resfest, festival itinerante di cinema digitale. Sotto la guida di Massimo Curatella di CGItalia si sono alternati sul palco esperti di cinema, registi affermati, giovani filmmakers e new media designer.

ResFest

Numerosi i punti toccati, ma quello che mi è risultato più interessante è stato l'invito del Prof. Marco Maria Gazzano a non fossilizzarsi solo sulle tipologie tradizionali di cinema (lungometraggio e cortometraggio), nel nome di una presunta "magia della proiezione in sala", ma ad approfondire lo studio dei nuovi canali di comunicazione quali internet, videofonini, installazioni video nelle metropolitane, ecc.
In chiusura, Carla Tatò ha ripreso questo invito, sollecitando i registi ad una maggiore libertà creativa: "Non fermatevi a pensare che ci deve essere il soggetto, che poi diventa la sceneggiatura ed infine il film. Ci vuole la capacità di un grande visionario, una capacità di fascino straordinaria. Il cinema indipendente non può essere solo un fatto produttivo! (...) Gli attori sono quelli che fanno esplodere la vostra opera, voi però dovete saperli conquistare!"

PS: su Shortvillage trovate ulteriori dettagli sulla prima parte dell'incontro, in particolare per quanto concerne gli interventi di Giuseppe Piccioni, del Prof. Gazzano e di alcuni giovani filmmakers che hanno preso parte al dibattito (Davide Marengo, Giorgio Croce Nanni, Daniele Lunghini e Alberto Gelpi).

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